L’ELEGIA LATINA
ELEGIA → genere letterario, caratterizzato da componimenti lirici della poesia greca e latina → poesia soggettiva, che spesso racconta i sentimenti del poeta.
Rispetto all’epica, l’elegia non solo affronta argomenti di natura diversa, ma anche gli stessi temi, da un punto di vista differente.
Es.: l’eroismo:
Epica → enfatizza le azioni del singolo;
Elegia → enfatizza le azioni del gruppo.
METRO → DISTICO ELEGIACO → Il termine è di derivazione greca, da “δισ” (‘due volte’) e “στίχος” (‘verso’) ed è composto da un esametro + pentametro:
- UU | - UU | - UU | - UU | - UU | - -
- UU | - UU | - || - UU | - UU | -
N.B.: I casi di “enjambement” tra un distico e l’altro sono rari, in quanto il distico coincide con una unità sintattica, quindi troveremo alla fine del pentametro una pausa sintattica.
ELEGIA LATINA:
L’elegia latina prende le mosse dall'imitazione dell'elegia mitologica ellenistica, in particolare da quella di Callimaco, Antimaco di Colofone e Filita di Cos: conteneva elementi autobiografici e collegamenti velati tra le peripezie di eroi del mito e le vicende personali del poeta. Tuttavia, Callimaco esclude dalle elegie gli elementi autobiografici, riservandoli agli epigrammi.
Inoltre l'elegia latina diede spazio ad elementi assorbiti da altri generi letterari, come la commedia, l'epigramma, la tragedia, la poesia pastorale.
Le principali caratteristiche dell’elegia latina sono: (3)
poesia soggettivo-autobiografica, con un attenzione particolare all’enfatizzazione dei sentimenti del poeta;
connessione tra elementi mitologici e il racconto personale del poeta;
poesia che esprime al meglio il lutto (usata spesso per i lamenti funebri) → infatti viene associato al termine “elegia” il termine “pianto”, “topos” in Orazio e Ovidio.
L’introduzione del distico elegiaco a Roma è attribuita a Ennio, che lo avrebbe utilizzato soltanto negli epigrammi. Componimenti in distici elegiaci sono testimoniati dai frammenti di Lucilio. Le prime elegie conservateci sono quelle di Catullo; mentre in età augustea è il metro delle elegie di Properzio, Tibullo e Ovidio. In seguito resterà sempre uno dei metri più fortunati della poesia latina.
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