domenica 13 dicembre 2020

Eneide - Libro XII (traduzione vv. 81-310)

 

ENEIDE – LIBRO XII



LA VESTIZIONE DELLE ARMI (LE ARMI DI TURNO) (81-112)

81. Appena pronunciò queste parole e rapido (rapidamente) si ritirò nella reggia,

82. chiede dei cavalli e gode vedendoli frementi davanti agli occhi (dinnanzi al volto),

83. questi la stessa Orinzia diede in segno d’onore a Pilumno

84. affinché superassero nel candore le nevi, nel correre i venti.

85. Si fanno attorno gli affaccendati aurighi e battono il petto

86. con il palmo della mano e pettinano le criniere (chiome).

87. Egli stesso poi colloca intorno agli omeri la corazza

88. incrostata d’oro e bianco oricalco (ottone), contemporaneamente si adatta per l’uso la spada e

89.lo scudo e i coni del rosso ciminiero,

90. spada che lo stesso dio signore del fuoco (Vulcano) aveva forgiato per il padre Dauno

91.e incandescente l’aveva immersa nell’acqua dello Stige (l’aveva immersa incandescente per renderla infrangibile).

92. Poi impugna con forza la robusta asta spoglia del nemico

93. Attore Aurunco, che stava appoggiata alla grande colonna,

94. al centro della reggia, e la scuote facendola vibrare

95. gridando: “ora, oh asta che mai ha deluso le mie invocazioni,

96. ora il tempo è giunto: tu (già) del fortissimo Attore,

97. tu ora porti su di te la mano di Turno; concedi di abbattere una persona

98. e di lacerare con mano solida la corazza strappata (per la spoliazione).

99. dell’effemminato Troiano e di sporcare i capelli arricciati nella polvere

100. con il ferro caldo e bagnati dalla mirra”.

101. è spinto da queste furie, e da tutto il volto sprizzano (emanano/si staccano) scintille ardenti,

102.il fuoco scintilla (lampeggia) dagli occhi focosi (accesi, feroci),

103. come quando un toro lancia (produce) muggiti terrificanti all’inizio del combattimento

104. in altri termini (o) quando prova ad adirarsi (fa sentire acusticamente) con le corna (sfogare l’ira in cornate)

105. puntando (cozzando) contro il tronco di un albero, e aggredisce (provoca) i venti con degli urti (provoca l’aria, cioè dà colpi nel vuoto, come i pugili in allenamento)

106. o si prepara alla battaglia sulla sparsa sabbia (arena).

107. Non di meno intanto fiero delle armi materne

108. Enea si esercita per la battaglia (eccita il suo ardore guerriero) e si gonfia d’ira (ridesta la sua ira),

109. rallegrandosi che la guerra si risolva (fare la pace) con il patto offerto.

110. In seguito consola i compagni e il timore del triste Iulo (Ascanio)

111. mettendo al corrente dei fati, e comanda alle truppe di riferire al re Latino gli stabiliti responsi

112.e di fissare le condizioni della pace.


IL GIORNO DOPO (IL CAMPO ALLESTITO PER IL DUELLO) (113-133):

113. Il giorno dopo appena sorto spargeva di luce la sommità dei monti,

114. non appena i cavalli del sole si levano in alto dal profondo abisso (mare/oceano)

115. e soffiano la luce fuori dalle narici:

116. il campo per il duello era stato tracciato sotto le mura della grande città

117. e i soldati Rutuli e Troiani preparavano

118. nel mezzo sia bracieri sia altari coperti d’erba per gli dei comuni.

119. Altri portavano sia acqua sia fuoco

120.vestiti del grembiale e cinti alle tempie con la verbena.

121. Avanza la legione degli Ausoni, e le schiere compatte di soldati in marcia

122. si gettano fuori dalle affollate porte. Dall’altra parte tutto l’esercito Troiano

123. ed Etrusco si precipita con armi diverse,

124. non diversamente provvisti di ferro (armati di tutto punto) come se la violenta battaglia di Marte (li) chiamasse.

125. E anche gli stessi condottieri in mezzo alle migliaia

126. volteggiano (sui cocchi) superbi (magnifici) con oro e porpora,

127. e Mnesteo figlio di Assaraco (re di Troia, nonno di Anchise, fratello di Ganimede e di Ilo) e il forte Asila

128. e Messapo (principe dell'Etruria) domatore di cavalli, figlio di Nettuno;

129. E appena dato il segnale ciascuno si ritirò al proprio posto,

130. conficcano in terra le aste e appoggiano (sulle aste) gli scudi.

131. Allora le donne (le matrone) si gettano fuori per curiosità e il volgo disarmato (dei non combattenti)

132. e i deboli vecchi occuparono le torri e i tetti (terrazze) delle case,

133. altri si fermano in cima alle porte.


DE IUNONE ET IUTURNA (134-160):

134.(Ma) Giunone dalla sommità dell’altura, che ora è chiamata Albano;

135. (allora il monte non aveva né nome né festività/culto o gloria/fama)

136. affacciandosi osservava attentamente il campo ed entrambi gli schieramenti

137. dei Laurenti e dei Troiani e la città di Latino (Laurento).

138. subito così la dea parlò alla sorella di Turno (da dea a dea),

139. divinità che presiede (è preposta) agli stagni e ai fiumi echeggianti (sonanti)

140. (a lei l’alto (eccelso) re del cielo Giove consacrò (donò) questo onore

141.per la verginità strappata):

142. “Oh Ninfa, onore dei fiumi, gratissima (carissima) al nostro animo,

143. tu sai come io abbia preferito te sola a tutte quante le Latine

144. che ascesero all’ingrato letto del magnanimo Giove,

145.e lieta ti abbia collocato in una parte del cielo:

146. apprendi il tuo dolore, che non accusi me, Giuturna.

147. sin dove la Fortuna sembrò permettere e le Parche concedevano (consentivano)

148.che le cose avanzassero (andassero bene) per il (al) Lazio, protessi Turno e le tue mura;

149. ora vedo che il giovane combatte con fati impari,

150.e il giorno delle Parche e la forza avversaria si avvicinano.

151.Non posso guardare questa battaglia con gli occhi, non le condizioni.

152. tu se vuoi qualcosa più efficace per il (tuo) fratello,

153. affrettati; conviene. Forse cose migliori toccheranno ai miseri”.

154. Appena (dette) queste cose, quando Giuturna versò dagli occhi le lacrime

155.e tre e quattro volte con la mano percosse il bel petto.

156. “non è questo il tempo per le lacrime”: dice la Saturnia Giunone

157. “affrettati e, se c’è qualche modo, strappa alla morte (alla distruzione) il fratello;

158. o tu chiama (fa nascere) alla guerra e annulla il patto stabilito.

159. io responsabile dell’azzardare.” Esortata così la lasciò

160. dubbiosa e turbata dalla triste ferita dell’animo.


IL GIURAMENTO (161-215):

161. Intanto i re: Latino dall’enorme statura (apparato)

162. è portato da un cocchio a quattro cavalli (quadriga) a lui 12

163. raggi dorati cingono attorno le tempie splendenti,

164.emblema dell’avo Sole, Turno va su una biga bianca,

165. brandendo nelle mani una coppia di giavellotti dal largo ferro.

166.dall’altra parte il padre Enea, origine della stirpe Romana,

167. rilucente per lo scudo brillante e per le armi divine

168. e accanto Ascanio, altra speranza della grande Roma,

169. escono fuori dall’accampamento, e in veste immacolata il sacerdote

170. portò il figlio di un suino peloso e un’intonsa (non tosata) bidente (pecora)

171.e spinge le bestie verso gli altari fiammeggianti.

172. Quelli rivolgendo lo sguardo ad Oriente (al sole sorgente)

173. spargono con le mani i farri salati e marchiano col ferro la sommità delle tempie

174. degli animali, e libano con le coppe gli altari.

175.Poi il pio Enea con la spada impugnata così prega:

176. “il Sole ora sia il testimone e questa terra a me che invoco,

177. a causa della quale riuscii a sopportare grandi travagli,

178. e il padre onnipotente e tu consorte Saturnia (Giunone)

179. ormai migliore (più favorevole), ormai, oh dea, ti prego, e tu glorioso Marte,

180.padre, che governi tutte le guerre sotto il tuo divino potere;

181. invoco le fonti e i fiumi, e ogni divinità dell’alto cielo

182. e quali sono i numi nel ceruleo mare:

183. se mai (per caso) la vittoria sarà toccata (andrà) all’Ausonio Turno,

184. conviene che i vinti partano per la città di Evandro,

185. Iulo cederà i territori, né poi gli Enneadi riporteranno da ribelli alcuna arma (riprenderanno la guerra)

186. o assaliranno col ferro (con la spada) questi regni.

187. se poi la vittoria avrà concesso (acconsentito) a noi Marte favorevole (dalla nostra parte) / se invece la vittoria ci accorderà un combattimento favorevole

188. come piuttosto credo e piuttosto gli dei garantiscano col volere,

189. non io ordinerò che gli Italici obbediscano ai Teucri

190. né chiedo regni per me: entrambi i popoli non vinti (senza vincitori né vinti) con leggi uguali

191. si stringano (gettino) in alleanze eterne.

192. fisserò i riti e le divinità (i Penati di Troia); il suocero Latino avrà il potere militare,

193. il suocero il potere civile; i Teucri innalzeranno le mura per me

194. e Lavinia darà il nome alla città.”

195. Così Enea per primo, così poi prosegue Latino

196. guardando il cielo, e tende la destra alle stelle:

197. “oh Enea, io giuro, per questi stessi dei, per la terra, il mare, le stelle

198. e per la duplice prole di Latona e per Giano (antica divinità italica rappresentata con due facce) bifronte,

199. e per la potenza infernale degli dei e per i santuari (le sacre dimore) del crudele Dite (Plutone, il dio degli Inferi);

200. il genitore senta questo, colui che sancisce col fulmine i patti.

201. Tocco gli altari, chiamo a testimoniare i fuochi (che stanno) in mezzo (tra i due schieramenti) e le divinità:

202. nessun giorno romperà per gli Italici (da parte degli Itali) questa pace né i patti,

203. dovunque avranno esito i fatti; né alcuna forza distornerà (tenere lontano) me volente (consenziente) / la mia volontà,

204. neppure se sprofondasse la terra nelle onde

205. sommergendola in un diluvio e dissolva il cielo nel Tartaro,

206. come è vero che questo scettro” infatti per caso portava lo scettro nella (mano) destra

207. “mai produrrà germogli dalle fronde leggere né ombre,

208. una volta che reciso nelle selve dalla profonda radice

209. è privo di madre e depose chiome e rami di ferro,

210. una volta albero, ora una mano d’artista l’adornò di elegante rame

211. e lo diede da portare ai padri Latini.”

212. con tali parole stringevano (suggellavano) tra di loro i patti

213. nel mezzo al cospetto (sotto gli sguardi) dei maggiorenti (primi cittadini). Poi sgozzano ritualmente

214. sulla fiamma le bestie consacrate ed estraggono le viscere alle vive,

215. e riempiono gli altari di piatti ricolmi (delle viscere delle vittime).


L’INTERVENTO DI GIUTURNA CONTRO IL PATTO > LA VIOLAZIONE (216-243):


216. Ma in verità quel combattimento sembra impari ai Rutuli

217. già da tempo e gli animi si turbano per vario sentimento (erano turbati da diversi sentimenti, il desiderio di pace e l’amore per il loro capo),

218. allora di più quando più da vicino li giudicano di forze non uguali (tanto più allora che li vedono più da vicino non pari di forze).

219. Contribuisce Turno avanzando con passo silente e

220. che venera/venerando (Turno avanzando in silenzio e venerando da supplice con occhi bassi l’altare) supplichevolmente l’altare con sguardo basso

221. e le guance da adolescente e il pallore sull’aspetto giovanile.

222. Appena la sorella Giuturna vide crescere questo mormorio

223. e i cuori vacillanti del popolo mutare (vacillavano e cambiavano i sentimenti),

224. nel mezzo delle schiere simulato l’aspetto di Camerte (prendendo la forma di Camerte/ facendosi simile nella forma a Camerte), [figlio del re Amicle Volcente, era evidentemente sfuggito all’inseguimento di Enea],

225. il quale aveva dai progenitori una stirpe illustre e una fama illustre di valore paterno,

226. e egli stesso (anche lui) fortissimo nelle armi,

227. nel mezzo delle schiere si lancia (si porta) non ignaro dei fatti

228. e dissemina svariate dicerie e dice tali cose:

229. “non è da vergognarsi, oh Rutuli, mettere a rischio una sola vita per tutti quanti?

230. Forse per numero o per forze non siamo alla pari?

231. Ecco, tutti questi sono Troiani e Arcadi,

232. e la schiera del fato (la banda del destino), l’Etruria ostile a Turno:

233. A stento abbiamo un avversario, se l’uno dopo l’altro attacchiamo/combattiamo.

234. Quello in verità si avvicinerà per fama (salirà per fama, la fama lo innalzerà) agli dei, agli altari dei quali si vota,

235. e da vivo sarà portato sulle bocche;

236. noi perduta la patria saremo costretti a obbedire a padroni superbi,

237. (noi) che ora ci siamo posti (ce ne stiamo) pigri (passivi) sui campi”.

238. Da tali parole è resa ardente ormai sempre di più la volontà (il pensiero) dei giovani,

239. e un mormorio serpeggia per le schiere:

240 gli stessi Laurentini e gli stessi Latini sono mutati.

241. Coloro i quali ormai speravano per sé la fine del combattere (della guerra) e la salvezza (per lo Stato),

242. ora vogliono le armi e desiderano la rottura del patto

243. e compiangono la sorte infelice di Turno.


RINNOVATA LA BATTAGLIA (244-323):


244. A questi Giuturna aggiunge un’altra cosa più grande e dà un segno

245. dall’alto cielo, più efficacemente per il quale nessuno

246. turbò gli animi Italici e li ingannò con un prodigio.

247. E infatti il giallo uccello di Giove volando nel cielo rosseggiante

248. inseguiva (cacciava) gli uccelli acquatici e la turba schiamazzante (uno stuolo strepitante di pennuti in fuga > schiera di cigni)

249. dell’alata schiera, quando all’improvviso il crudele (uccello) abbassatosi fino alle onde

250. rapisce/afferra con i piedi uncinati un cigno stupendo.

251. Gli Italici volsero l’attenzione, e tutti quanti i volatili

252. con fragore invertono la fuga / fanno dietrofront per inseguire (cosa meravigliosa da vedere),

253. con le penne oscurano il cielo e formata una nube inseguono il nemico attraverso i venti,

254. finché l’uccello vinto dalla violenza (dei cigni) e dallo stesso peso

255. cedette e dagli artigli lasciò cadere la preda

256. nel fiume, e si rifugiò più profondamente nelle nuvole.

257. Allora in verità i Rutuli salutano l’auspicio con clamore

258. e si apprestano alle armi (si preparano a combattere); e per primo l’augure Tolumnio (augure rutulo)

259. “questo era, questo” disse “ciò che spesso ho chiesto nei voti.

260. Accetto e riconosco la volontà degli dei; impugnate le armi sotto di me, sotto di me (come) duce,

261. oh miseri / sciagurati, che un crudele straniero atterrisce (continuamente) con la guerra

262. come uccelli deboli e devasta con violenza i vostri lidi.

263. quello cercherà la fuga e dirigerà le vele più profondamente

264. verso l’alto mare. Voi solidali riunite (stringete) le schiere

265. e difendete in combattimento il re portato via a voi”.

266. Disse e correndo davanti lanciò un dardo contro i nemici che stavano davanti;

267. lo stridente giavellotto emette un suono e sicuro taglia dritto i venti.

268. Nello stesso tempo, questo e un grande clamore e tutti gli ordini (le file degli spettatori)

269. turbati e i cuori eccitati dal tumulto.

270. L’asta volando, come per caso nove bellissimi corpi di fratelli

271. si erano fermati di fronte, i quali così tanti la sola fedele

272. consorte Tirrena aveva generato all’arcade Gilippo,

273. uno di questi lo trafisse alla vita nelle costole (là) dove il balteo

274. intessuto (di stoffa o di strisce di cuoio) si sfrega col ventre e una fibbia allaccia le giunture dei fianchi (dizionario > una fibbia allaccia e congiunge le due estremità),

275. un giovane che spiccava per bellezza e per armi lucenti,

276. e lo stese sulla rossa sabbia.

277. Ma i fratelli, falange coraggiosa e infiammata dalla perdita (lutto/morte),

278. alcuni stringono spade nelle mani, alcuni impugnano armi da lancio

279. e alla cieca irrompono. Contro di questi vanno incontro le schiere

280. dei Laurentini, di qua compatti di nuovo irrompono (si riversano)

281. Troiani e Agillini e Arcadi dalle armi dipinte:

282. Così il solo desiderio di decidere con le armi possiede tutti.

283. Abbatterono (levarono via con la forza/hanno rapinato) gli altari, una burrascosa tempesta di dardi si muove in tutto il cielo

284. e una pioggia di ferro precipita (si rovescia giù),

285. e portano via le coppe e i focolari. Lo stesso Latino fugge

286. riportando gli dei percossi per il patto non compiuto.

287. Alcuni imbrigliano i carri o saltano con un salto

288. sui cavalli e sono pronti con le spade impugnate.

289. Messapo, desideroso (impaziente di) di rompere (turbare) il patto, spaventa

290. il re etrusco Auleste spingendogli (gli sprona) contro il cavallo

291. che portava l’insegna regale (lo scettro); egli venendo meno cade

292. e infelice cade riverso sugli altari situati alle sue spalle

293. con la testa e con le spalle. Ma Messapo impetuoso accorre con il giavellotto

294. e dritto sopra il cavallo ferisce con l’asta a forma di trave

295. gravemente quello che pregava molto e dice così:

296. “questo gli tocca (ce l’ha colpito > termine della lotta dei gladiatori / è andato, si diceva del gladiatore spacciato), questa è la migliore vittima offerta ai grandi dei”.

297. Gli Italici accorrono e spogliano le membra calde.

298. Andandogli incontro (andando all’attacco) Corineo afferra dall’altare un tizzone acceso

299. e a Ebuso che arrivava e che si accingeva a colpire

300. lo sorprende (lo anticipa) in volto con le fiamme: a quello la grande barba prese fuoco

301. e bruciata produsse odore di bruciato. Inoltre egli stesso inseguendolo

302. afferra con la sinistra la chioma del nemico sbalordito

303. e sforzandosi (facendo forza) con ginocchio premuto spinge (tiene fermo) lui stesso (lo) a terra;

304. così ferisce al fianco con la dura spada. Polidalirio

305. incalza (sta addosso) inseguendo con la nuda spada (spada sguainata)

306. Also, pastore che corre in prima fila e attraverso i dardi;

307. quello con la scure tirata indietro (ritraendo > alzando indietro la scure) spacca a metà (in due) la fronte e il mento del nemico

308. e bagna abbondantemente le armi con il sangue sparso (versato).

309. Una dura quiete e un ferreo sonno preme/chiude gli occhi a quello (lui),

310. gli occhi si chiudono (sprofondano) nella notte eterna.

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